La potenza implodente della pittura di Nino Noce trova la sua origine concettuale sia nei graffiti rupestri che in una ricerca coloristica che possiede una liquidità particolare. Il colore, come pigmento, viene sciolto per la costruzione di emblematici personaggi, a metà tra creature del futuro e protomammiferi terrestri. Il passaggio di Noce attraverso la stilizzazione della figura si fonda sì nelle radici alte della prima pittura astratta, ma con una visione che non può che non essere contemporanea: nel superamento dell'idea stessa di stile o di stilizzazione e nell'uso oggettivo, se non addirittura concettuale, dell'oggettualità della garza e della tela dipinta come simbolo sia di un oggetto altro, che di se stesso. Nino Noce non progetta le sue composizioni a priori: è l'essenza stessa della sua esperienza artistica che fa sì, come per le grotte di Altamira, che le creature scaturite da un inconscio futuro si autoprogettino; un po' come i Borg di Star Trek queste creature si autocompongono e possono essere il prodotto di un esperimento di mutazione genetica riuscito male. Alle volte minacciose, altre volte rassicuranti, questi protovascelli (di sembianze metalliche in un'is |