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Il manufatto tessile è da considerarsi innanzitutto come un testo, dal latino "textum" che indica precisamente tessuto, l'intreccio in genere, sia nell'accezione letterale, sia figurata, e in senso lato un lavoro istoriato.

Come prodotto artistico, il tessuto è qualificato dalla lettura della sua trama storico-espressiva, la cui decifrazione permette l'evocazione di un racconto atavico.

Attraverso la narrazione mitico-simbolica dell'iconografia tessile si recupera l'arcano pensiero dell'uomo.

I tessili in tale prospettiva assumono il valore di supporti strutturali dove si è potuta concretizzare l'espressione artistica di popolazioni che solo attraverso di essi hanno potuto tramandare la loro identità e la loro visione del mondo.

Nelle civiltà nomadi, prive di scrittura, il tessuto ha costituito, e raramente tuttora costituisce, la forma privilegiata d'espressione ed il supporto più qualificato a rappresentare l'iconorafia rituale dell'identità tribale.

Le trame figurali più arcaiche fondano la loro identità su astrazioni antropomofe della femminilità, legate al culto della Grande Dea.

Il inguaggio dei manufatti tribali diviene pertanto una testimonianza iconografica del tessuto della vita, dove viene ribadito il principio della creazione e rigenerazione sotto l'aspetto della fecondità/fertilità, prosperità, morte e rigenerazione.