A
cura del Prof. Ruggero Sicurelli
Elementi di psicologia
del colore
La percezione del colore va
intesa come un evento rivelatore di una dinamica emozionale profonda,
che dipende dalle caratteristiche personologiche del percepiente. In altri
termini, la tavolozza cromatica interna dipende non solo dal nostro modo
di percepire i colori esterni, ma anche dalla nostra specifica modalità
di rivisitare emozionalmente gli stessi. Questo in relazione ad un approccio
psicologico che mette in primo piano la biografia personale piuttosto
che gli accadimenti culturali. Ciò non toglie che la libertà
di elaborazione personale dei percetti non sia totale, poiché il
soggetto è vincolato da determinanti socio-storico-culturali, che
vanno debitamente tenute in conto e che danno un certo spessore di credibilità
a valutazioni quali quelle emergenti dai clinici che si servono di test
come quello del colore.tutti i diritti riservati; Arteit.it - Tv
Sono in molti ad insistere sulla soggettività
delle risposte emotive agli stimoli cromatici. Ricordiamo, per esempio,
Lowenfeld V. e Lambert Brittain W. (1969), i quali ricordano che la reazione
al colore sarà sempre un mezzo di espressione estremamente soggettivo.
Comunque, a loro modo di vedere, non ha senso valutare la risonanza emotiva
di un colore preso a se stante, ma occorre valutarlo nei diversi contesti
associativi rispetto ad altri colori. Il problema è quello delle
dinamiche cromatiche. Un blu associato ad un porpora può determinare
una sensazione di solitudine e tristezza, mentre un porpora in un contesto
giallo brillante determinerebbe un senso di solennità. Un verde
accostato al giallo può significare paura, mentre può avere
carattere distensivo se lo metiamo vicino ad un blu pallido.tutti i diritti
riservati; Arteit.it - Tv
Secondo le teorizzazioni degli autori,
in genere le associazioni colori - emozioni sono piacevoli o spiacevoli.
In linea di massima, i colori caldi (giallo, arancione e rosso) sono aggressivi,
irrequieti o stimolanti e positivi, mentre quelli freddi (violetti, blu
e verdi) sono negativi, scostanti e riservati, tranquilli o sereni. Occorre
fare però attenzione alle generalizzazioni indebite, poichè
i colori vivaci non implicano necesariamente vivacità emotiva.
I colori, cioè, ricevono il loro contenuto emotivo tramite le relazioni
in cui essi vengono rapresentati. Le relazioni sono il risultato di esperienze
o associazioni soggettive, le quali, come nel caso dell'arte espressionistica
possono risultare estremamente individuali.
Relativamente al modo personale di
rivisitare le tinte percepite da parte di un determinato soggetto, occorre
ricordare il pensiero di W. Kandinsky, per il quale il colore è
un mezzo per stimolare direttamente l'anima. In merito egli amava dire
che l'armonia dei colori è fondata su un solo principio: l'efficace
contatto con l'anima. A suo avviso ogni colore è dotato di un proprio
valore espressivo e spirituale e, di conseguenza, suo tramite è
possibile rappresentare la realtà spirituale prescindendo da qualsivoglia
allusione oggettiva. A suo modo di vedere, la luce colorata può
avere particolari effetti sull'organismo. Da tempo, ha avuto modo di scrivere
nel 1910 Kandinsky, si cerca di usare la forza del colore per aver ragione
delle malattie nervose e delle tensioni quotidiane. Egli in merito rileva
che si è così scoperto che il rosso ha un potere vivificante
e stimolante anche sul cuore, mentre l'azzurro può portare ad una
paralisi temporanea. Simili valutazioni sembrano più 'artistiche'
e poetiche che scientifiche. Ciò non toglie che il principio di
fondo, quello relativo all'influenza dei colori sulle nostre emozioni,
possa ritenersi corretto.
Il linguaggio è espressione
di un sapere profondo, che a volte può sfuggire alle riflessioni
più distratte. "Hai una brutta faccia, il tuo colorito non
mi piace molto". Questa espressione di un soggetto preoccupato che
si rivolge ad una persona cara chiama in gioco il pallore il quale viene
percepito dal valutante come un segno di stanchezza, di preoccupazione
o di malattia. "Tuo figlio ha proprio un bel colorito". Ecco,
come un modo di dire cromaticamente connotato che può consentire
l'esternalizzazione di stati d'animo complessi e non sempre consapevolmente
padroneggiati dal parlante.
Psicologicamente, più del colore
è importante il suo cambiamento. Se, per rimanere sulla tinta evocante
il pallore, lo sbiancamento è repentino, lo stesso può chiamare
in causa emozioni quali l'ansia, la paura o, al limite, lo stupore catastrofico.
"Sei sbiancato come un lenzuolo" è un'espressione che
intende alludere ad un cambiamento riferibile alle emozioni provate dal
soggetto osservato. Mutando colore, l'espressione facilmente coglibile
nel dire quotidiano "Sei diventato rosso" suggerisce un'interpretazione
del tipo: "Stai mentendo" o "Sei imbarazzato". "Sei
nero, oggi hai proprio l'aria di chi ha cento diavoli per capello".
Il nero, in questo caso, rinvia alla persona che scopriamo rabbuiata,
che non riesce a riverberare dal suo viso luce alcuna. La persona felice,
per contro, tradisce un volto radioso, luminoso, trasparente. Il nero,
almeno da noi, è il colore della notte e della morte dell'intimorente
e dell'ignoto. Nera è la vita grama. Nera è anche la sfortuna
e la fame.
Simili modi di dire chiamano in causa
una valutazione psicologica immediata e spontanea, quanto le considerazione
dello psicologo così come queste tacitamente emergono nell'interazione
terapeutica. Alcuni psicoterapeuti, per mettere a punto le loro diagnosi,
a volte si servo di testi rimandanti alla percezione del colore. Si pensi
in primo luogo al reattivo del Rorschach (noto ai più come il 'test
delle macchie'). L'influenza dei colori nella vita dell'uomo non interessa
solo lo psicodiagnosta, ma anche il clinico. Questo è il parere
di alcuni studiosi, che guardano con simpatia alla "cromoterapia",
capitolo sul quale avremo modi di insistere nel prossimo capitolo.
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